Pittrice

Federica Petrolini

Federica Petrolini

Pittrice

Tra i miei lavori ci sono le dame: donne che cercano di liberarsi da stereotipi dettati dalla storia, dalla religione, dalla psicologia dell’essere umano, per ritornare ad una stato di libertà che nasce con noi, ed è generato dalla nostra vera natura.


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Biografia

Sono nata nel 1969 in Abruzzo, ma ho sempre vissuto in Campania dove nel 1993 mi sono laureata all’Accademia di Belle Arti di Napoli come Scenografa.

Fin da piccola sono sempre stata curiosa di sperimentare nel campo dell’arte o dell’artigianato, frequentando scuole specifiche come l’Istituto d’Arte per la ceramica o l’Accademia, dove non mi soffermavo solo nelle classi in cui ero iscritta, ma osservavo anche l’attività dei grafici, dei pittori, degli scultori e dei falegnami cercando di apprendere il più possibile.

Raramente mi sono esposta al pubblico non avendo avuto né la possibilità, né la volontà di mettere in mostra le mie capacità e il mio pensiero. Aggiungo anche che i tempi erano e sono quelli che sono: un sogno vivere della propria arte!

Nel 2016 ho iniziato questo nuovo percorso artistico, legandomi anche allo Studio 7 Gruppo d’Arte che fermamente mi sollecita a uscire dal guscio e partecipando a diversi eventi e manifestazioni artistiche in ambito regionale.

Critica

L’intimo universo di Federica Petrolini

Quando un’opera d’arte sia frutto di un ordine rigoroso ma impresso dalla leggiadria di una mano femminile, riesce a raggiungere quella euritmia che di solito fa difetto a un’analoga rigorosita` maschile. Euritmia che, nonostante il largo impiego del fondo monocromo, non manca certo a questa stupenda serie di disegni che Federica Petrolini ha realizzato in un breve lasso di tempo, spinta da un’urgente pulsione e seguendo un filo logico-espressivo. Federica si laurea nel 1993 in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli e della scenografa ha quella poliedricità tecnica che la porta a spaziare dalla scultura fino alla grafica. Questa serie nasce come un unicum, frutto di un pensiero monolitico generato da una sensibilità acutissima incentrata su un registro socio-ecologico. Si perché Federica da buona pasionaria non esita a schierarsi ” a viso aperto ” dalla parte degli umili e degli indifesi. L’artista ha grande rispetto per la vita o meglio per tutte le forme di vita anche le più primordiali ed elementari perché sente ed è convinta che tutte siano accumunate da un unico destino genetico-esistenziale. Perciò odia ogni forma di prevaricazione e chiede a gran voce più rispetto e solidarietà dell’uomo verso i suoi simili e verso i regni: animale, vegetale e minerale. Ci metto anche il mondo minerale perché sono convinto che Federica ha trovato un’anima metafisica anche nelle forme inorganiche. Infatti, per la sua visione filosofica, tutte le componenti della terra dovrebbero coabitare con eguali diritti e dignità, in piena autonomia, perché tutte fanno parte di un unico e non sostituibile ecosistema. Per tutti questi motivi, Federica è molto sensibile al problema della violenza sulle donne, retaggio di secoli di sopraffazioni e di esclusioni socio-politiche. Non lo fa per spirito di corpo ma perché, ancora oggi, la donna non ha raggiunto la piena parità con l’uomo sia sul lavoro che nell’ambito sociale. Nasce così questa serie, declinata quasi tutta al femminile che ci mostra donne intelligenti e forti che sfidando pregiudizi e scetticismi hanno dovuto e saputo lottare per diventare delle vere eccellenze ognuna nel loro campo.

Sono donne, per lo più famose, che assurgono a simbolo per tutte coloro che stanno lottando fra mille difficoltà. Simbolo più che per le loro indubbie qualità professionali per la loro carica umana. Infatti, l’artista, le ha raffigurate prive dei loro attributi professionali, calate nella loro quotidianità, in una dimensione umana. Dimensione umana che caratterizza tutta la serie con un intreccio simbolico-affettivo, completata da un incisivo autoritratto. Sono immagini corpose, colme degli umori e dei significati che la vita gli ha impresso, dove il soggetto non è mai collocato al centro, come nei ritratti rinascimentali, ma posto di lato perché l’immagine non è antropocentrica ma parte di un insieme più ampio. Nonostante ciò l’assetto delle opere non risulta sbilanciato proprio per quelle armoniche distribuzioni di pesi e misure che connotano tutta la serie. Sono pose naturali, fermate in presa diretta e ravvicinata, prive di abbellimenti o ritocchi accattivanti, dove i volti non nascondono i sedimenti del tempo e che una perfetta resa luministica sottolinea in tutta la loro intrinseca bellezza. Come il ritratto della madre, altamente definito dalla dolcezza dello sguardo, dolcezza che si irradia a tutta l’espressione del viso; madre che ti ha dato la vita e impartito i primi insegnamenti. Anche quelli del rispetto della natura e di tutte le forme di vita, qui allegoricamente riportati in racemi floreali. Unica eccezione maschile è il ritratto del marito, Gian Luca, compagno e complice di una vita condivisa colma di speranze, aspirazioni e difficoltà, qui rappresentato in un dittico intervallato. Nel ritratto, grande importanza viene data alle braccia e alle mani, arti che si allungano in tutta la loro estensione, tesi non per respingere o per afferrare ma presi quale metro della sua dimensione umana, creativa e affettiva. Nell’autoritratto che io definisco ” Doppio Autoritratto” l’artista ci guarda con una posa di tre quarti e un’intensità nello sguardo carica di determinazione. La sua immagine, integrata da un quadrato in foglia oro, sembra dirci: “Guardate che il quadrato non è il mio alter ego ma il mio completamento perché rappresenta la mia interiorità che è la mia ricchezza, il mio tesoro accumulato in anni di esperienze, di soddisfazioni e di dolori e ve la espongo in tutta la sua essenza e sintesi”. Una bella serie che da risalto e voce a tutto l’universo interiore dell’artista.

Il presidente dello Studio 7
Enrico Guarnieri