Pittrice

Debora Ferruzzi Caruso

Debora Ferruzzi Caruso

Pittrice

Quando dipingo ad acquerello esco fuori dal tempo, mi concentro così tanto nella pittura che quasi entro dentro la scena che sto dipingendo fino a quando sento transitare una forte emozione.


Email

Telefono

328 279 31 53

Sito

Social


Notizie biografiche

Debora Ferruzzi Caruso nasce a Firenze nel 1968. Laureata in Fisica nel 1996 oltre alla carriera scientifica presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica segue la sua innata passione per l’arte e frequenta dal 2002 i corsi di acquerello tenuti dal pittore Luciano Piseri.

Tra le recenti rassegne a cui ha aderito, si segnalano a titolo non esaustivo, la partecipazione come Identity Collective al Padiglione Grenada della 59 °Biennale Arte di Venezia 2022 curato da Daniele Radini Tedeschi, l’Esposizione Triennale di Arte Visive a Roma , edizione 2021, presso Palazzo Borghese; la personale tenuta nel 2022 a Piacenza presso lo STUDIO C del critico e gallerista Luciano Carini; la mostra svolta a Portofino, Castello Brown, nel 2022 con il Movimento dei Rampanti e la partecipazione alla VII edizione del MumArt.

Ha partecipato nel 2021 al progetto i “Narratori del nostro tempo” con video commento del Prof. Sgarbi. Dal 2019 è presente in permanenza al MACO Museum di Veroli, ente che nel 2021 ha acquisito una sua opera ed inserita nel fondo delle opere d’arte ArtFund.

Fa parte del Movimento dei Rampanti. Recensita e schedata nell’Atlante dell’Arte Contemporanea de Agostini edizione 2021, nel CAM 2022, in ARTISTI’20, 21 e 22. Ha ottenuto l’attestato museale dalla Pinacoteca, museo del Granducato di Lussemburgo per il 2020 e il 2021 per la partecipazione al Luxemburg Prize.

Ha ricevuto commenti critici da Vittorio Sgarbi, Ivan Caccavale, Stefania Pieralice, Leonarda Zappulla, Diego Fusaro, Massimo Pasqualone, Francesco Alberoni, Carla d’Aquino Mineo, Luciano Carini.

Fra le rassegne internazionali  ricordiamo la selezione da parte dell’International Watercoulor Society IWS Albania, Tirana International Watercolor Biennale 20-30 September 2019, National Historical Museum Tirana-Albania; dall’ International Watercoulor Society per IWS KOSOVO Watercolour Biennial 2, 18th Nov 2019. National Museum of Kosova. Un terzo acquerello è stato selezionato dall’International Watercoulor Society per IWS INDIA 1stOLYMPIART 8-11th Dec 2019, Indira Ghandi National Centre of Arts (IGNCA), New Delhi.

Frammenti critici

Prof. Francesco Alberoni

SPOLETO ® ARTE

Vedo una ricerca costante di serenità nelle opere di Debora Ferruzzi Caruso. Una serenità che affida alla stasi, come annullamento di ogni sommovimento esteriore, un compito fondamentale di assestamento.

Tutto viene bloccato nei termini di un istante eterno perché deve concorrere a farsi teatro dell’unico elemento libero di muoversi in questo gioco, l’emozione del momento che si avverte quando ciò che guardiamo arriva al livello delle percezione più intima, legata a quelle che gli antichi chiamavano corde del cuore.

Rivivere quell’emozione ogni qual volta che si crea un’opera vuol dire conseguire la pace interiore, la stessa in cui la Ferruzzi Caruso ci coinvolge come fosse qualcosa di condiviso.

Prof. Diego Fusaro

La pittura di Debora Ferruzzi Caruso rappresenta un delicatissimo punto di innesto tra libera fantasia immaginativa e realismo descrittivo; con ciò, essa ci mostra la realtà magnificamente trasfigurata dalla soggettività poetante dell’artista. Sembra allora di cedere concretizzata nell’opera di Debora Ferruzzi Caruso il Teorema della “Filosofia dell’Arte” di Giovanni Gentile; il quale sosteneva essere l’arte momento per eccellenza della soggettività artistica, fiamma ardente che brucia la realtà ricostruendola dal punto di vista della soggettività poetante dell’artista.

La natura stessa, ad esempio rappresentata dal fiume Arno, si soggettivizza mediante la sapiente opera creatrice dell’artista: la quale, come ricordavo, non crea ex nihilo, secondo la prerogativa che è propria del Divino; elabora alla maniera del demiurgo platonico una realtà già esistente, ma che viene formata e plasmata dalla intelligenza creatrice del genio artistico.

Ciò ci permette anche di ragionare filosoficamente sul fatto, messo a tema dalla svolta trascendente kantiana, secondo cui la oggettività è sempre mediata dalle categorie soggettive, vuoi anche da quelle del genio artistico.

Vi è invero nell’opera dell’artista Debora Ferruzzi Caruso una nota vagamente malinconica, che ci segnala una sorta di trasfigurazione della natura colta nella sua caducità, nel suo essere essenzialmente transeunte e distate da quella stabilità ontologica che solo pertiene all’eterno.

I colori stessi, impiegati sapientemente e con maestria dall’artista, rinviano a una nota di malinconia, alla quale pare bene attagliarsi la formula di Hegel circa la “mestizia del finito”, utilizzata come è noto nelle pagine della “Scienza delle Logica”. Nel complesso, l’opera dell’artista appare pienamente matura sia nel tratto, sia nell’impiego dei colori, sia anche nella espressività concettuale che poderosamente traspare in ogni dettaglio.

Vittorio Sgarbi

Testo tratto da I narratori del nostro tempo – a effetto arte, Edizione 2022

L’impressionismo non è finito e Debora Ferruzzi Caruso lo dimostra con la sua esperienza, anche attraverso la scelta di una tecnica che, al di là della pittura, favorisce l’effetto di un’impressione, di qualcosa che ha l’euforia, il piacere di vivere, l’immediatezza del rapporto della realtà così come gli impressionisti ci hanno trasmesso: ed è la tecnica dell’acquerello.

L’acquerello consente anche nella più tradizionale visione di far vibrare l’immagine, di farla sentire più viva e più fresca. Recentemente ho visto a Monza una Biennale dell’acquerello dove c’erano artisti che manifestavano una tecnica molto sofisticata e dei risultati imprevedibili.

Nel caso di Debora Ferruzzi Caruso la scelta dell’acquerello è invece proprio per muoversi nell’ambiente tipico degli impressionisti: il paesaggio, le strade, un luogo all’aperto, en plein air, o forse nell’acquerello più riuscito di questa serie che vedo, “Oltre la nuvola”, con un cielo lontano, con qualcosa che ricorda i finali dei film di Bunùel o di Fellini, dove c’è sempre qualcosa che va altrove, che va lontano, o anche in “Panta Rei”.

Quindi talvolta il luogo favorisce il risultato che l’acquerello consente, cioè ci fa andare oltre, ci fa sentire qualcosa che è al di là di quello che si vede ed è nell’anima di chi dipinge. Da questo punto di vista è chiaro che luoghi tipici, come il Ponte dei Sospiri in “Sospirando sotto il Ponte”, sono predisposti ad essere tradotti in acquerello.

Ma in linea generale, la semplicità e la freschezza di queste idee, di questi luoghi come Montefioralle, o paesaggi che sono paesaggi dell’anima, paesaggi di tutti, in molti casi dimostrano che ha capito qualcosa di se stessa, Debora Ferruzzi Caruso, quando ha scelto la tecnica dell’acquerello: ha capito che così si poteva esprimere in modo più autentico e più corrispondente alla sua sensibilità.